domenica 27 febbraio 2011


L'impegno del Rotary nei confronti delle Nuove Generazioni. Questo il filo conduttore del "Progetto Ulisse", che verrà presentato giovedì 24 febbraio dalle ore 10.00 nella Sala Giuseppe Colleoni, presso l'ANCE, in via Guattani n. 16.

Due le sessioni di lavoro: "I nostri Progetti a favore delle Nuove Generazioni", nell'ambito della quale gli interventi saranno coordinati da Michelangelo Ambrosio, Governatore del Distretto 2100 (Campania, Calabria e Territorio di Lauria), e"Presentazione del progetto Ulisse Italia", in cui a fare da coordinatore ci penserà Roberto Scambelluri, Governatore del Distretto 2080 (Lazio e Sardegna).

Al termine, dibattito e firma dell'Accordo di Programma tra ANCE e Distretti 2080 e 2100 del Rotary International.

"Il Progetto Ulisse - spiega l'organizzare Franz Martinelli, Past President del RC Roma Cassia - è un progetto che vuole "fermare il treno", che porta i nostri giovani migliori a lasciare la loro terra di origine, per mancanza di prospettive lavorative e di ricerca, per dirigersi verso altre opportunità e vuole mettere a disposizione dei giovani la possibilità di raccogliere offerte e offrirsi in tutti i campi delle professioni, non solo progetti per laureati, ma anche per diplomati e nel settore delle arti e dei mestieri. Il Progetto Ulisse è solo l'inizio di un Progetto ancora più grande, che vuole affrontare uno dei maggiori problemi che affliggono i nostri giovani: la mancanza di offerte di formazione/lavoro".

domenica 30 gennaio 2011


“I Giovani e il Mediterraneo: una nuova classe dirigente per la Pace e lo Sviluppo”. Questo il tema del forum che, promosso dai Distretti 2080 e 2100 del Rotary International, andrà di scena sabato 29 gennaio 2011 presso l’Hotel Ambasciatori in Via Veneto a Roma.

Forum interdistrettuale questo che, ideato e promosso dal Rotary Club Roma Cassia e dal Rotary Club Reggio Calabria Sud Parallelo 38, si pone l’obiettivo di “far conoscere – così come ha spiegato l’organizzatore Franz Martinelli, Past President del RC Roma Cassia – l’impegno del Rotary nei confronti delle Nuove generazioni su uno dei maggiori problemi che affliggono i giovani, ossia la loro miglior formazione e la loro offerta in tutti in campi delle professioni”.

Numerosi gli interventi in programma nel corso del forum che, prendendo il via alle ore 10.15 e protraendosi fino al primo pomeriggio, di suddivide in tre sessioni: “Il Rotary per la Pace nel Mediterraneo”, “Il Rotary per la Cooperazione allo Sviluppo nell’Area del Mediterraneo” e “I nostri Progetti per le Nuove Generazioni”.

Tra i presenti, i Governatori dei Distretti 2080 e 2100 del Rotary International, Roberto Scambelluri e Michelangelo Ambrosio, e i rappresentanti delle Istituzioni.

lunedì 27 dicembre 2010

Ma perché il patriziato di Salerno?


Per capirlo bisogna rifarsi un po’ alla storia dei tempi più antichi della nobiltà civica del Regno di Napoli.

Nel XVIII secolo la nobiltà assieme alla borghesia civile, deteneva il potere amministrativo della città, però le prerogative riguardanti l'esercizio di pubblici uffici, di attività legislative o di iniziative economiche erano privilegio esclusivo delle classi nobiliari; pertanto vi furono molte pressioni su questi ultimi affinché la nuova borghesia mercantile, acquistando titoli nobiliari, potesse affiancarsi ad essi nell'esercizio di queste funzioni. La nobiltà reagì di fronte a questo stato di cose con l'istituzione "Registro delle piazze chiuse", (detto così per l'antichissima usanza di alcune famiglie di riunirsi nelle piazze per legiferare) ossia un registro nel quale potevano iscriversi solo le famiglie nobili di una certa tradizione e importanza.

Così fecero anche i due fratelli Martinelli, Vito Giuseppe (1758-1833) e Francesco Paolo (1755-1818), e poiché la nobiltà monopolitana poco contava rispetto a quelle più importanti della nobiltà salernitana, ottennero l'aggregazione al "Registro delle piazze chiuse" del patriziato di Salerno.

La casata fu fedelissima al governo borbonico di Ferdinando IV, il quale per evitare abusi e iscrizioni irregolari istituì il "Supremo Tribunale Conservatore della Nobiltà del Regno" che doveva verificare e portare ordine nei riconoscimenti nobiliari.

Da questo momento i due Martinelli sopra citati divengono Guardie del Corpo a Cavallo, non prima però di aver dato prova di nobiltà facendo parte dell'Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni in Gerusalemme. Ricevono pertanto dal sovrano borbonico uno stemma raffigurante uno scudo ..."d'argento, al lambello di tre pendenti di rosso, sostenente una fenice posta, nella sua immortalità, al naturale, fissante un sole d'oro, posto nel canton destro del capo, e accompagnato in punta da due spade in croce di S. Andrea (simbolo dei Cavalieri di Malta).

Salerno, Tropea, Bari, Sorrento, Trani e naturalmente Napoli erano considerate da tempi antichissimi sedi di vero patriziato costituito da un certo numero di famiglie che, separato dal resto della popolazione, costituiva un “corpo” a sé stante con privilegi e diritti tutti propri. Queste famiglie, non feudali, si ritennero sempre le eredi ideali dei patrizi romani ed esercitarono, osteggiate dai dominatori di turno, una sorta di potere nella pubblica amministrazione.

Le città che abbiamo nominato (ed altre che in seguito furono riconosciute anch’esse sedi di patriziato: Amalfi, L’Aquila, Lucera, Amantea, Aversa, Cosenza, Benevento, Pozzuoli, Sulmona, Giovinazzo) furono chiamate di “Piazza chiusa” dall’antichissima usanza di alcune famiglie di quelle di riunirsi in luoghi aperti, cioè piazze, dette pure seggi o sedili, per legiferare.

Detto patriziato, oltre ad esercitare quel potere di cui abbiamo parlato, poteva deliberare, senza la presenza del regio rappresentante, aggregazioni, reintegrazioni e iscrizioni di nuovi casati con il diritto alla regia ratifica dei propri atti. Da tanto discendeva la impossibilità di ottenere l’aggregazione, la reintegrazione o la iscrizione a detto patriziato senza il consenso dello stesso.

Le grandi famiglie feudali che si erano orgogliosamente mantenute distanti dalle sopradette città e dai pubblici affari di esse, allorché, compresero che l’unica maniera per partecipare alla pubblica amministrazione era quella di avere l’aggregazione o la iscrizione al patriziato di quelle città, si affrettarono per ottenerla.

Cosi, ad esempio, a Napoli vediamo le case feudali dei Gaetani, Acquaviva, del Balzo, Colonna, Orsini, Ribera, Gonzaga, Sanseverino, ecc…. aggregarsi una dopo l’altra ai seggi della città.

V’era pure la “semplice nobiltà” che insieme al patriziato costituiva l’intero “corpo” della nobiltà del Regno di Napoli.

E come v’erano le città di “Piazza chiusa”, così vi furono città di “semplice ma vera separazione” dal resto della popolazione: Taranto, Taverna, Lettere, Gaeta, Crotone, Capua, Ravello, Penne, Scala, Nola, Barletta, Bitonto e Monopoli.

Ferdinando IV che dovette indubbiamente assistere ad abusi e ad iscrizioni irregolari, ma soprattutto per accentrare ancora di più il potere nelle proprie mani, abolì i sedili e istituì il “Supremo Tribunale Conservatore della Nobiltà del Regno”; e scopo di tale Tribunale fu quello di riportare ordine nel campo dei riconoscimenti di nobiltà.

Così il “Libro d’Oro della Nobiltà Napoletana” accolse i nomi delle casate iscritte agli aboliti sedili della città di Napoli e ad esso il sovrano si riservava il diritto di aggregare i soggetti più benemeriti di famiglie di antichissima nobiltà.

Erano affiancati: un registro delle famiglie feudatarie da almeno 200 anni; uno delle famiglie accolte per giustizia nell’Ordine di Malta ed infine in registro di tutti i nobili iscritti agli aboliti sedili delle città del regno che formavano nobiltà.

domenica 26 dicembre 2010


II primo grattacielo in Brasile, oggi una delle "cartoline" più famose di San Paolo, è stato eretto da Giuseppe Martinelli, imprenditore italo-brasiliano.
Giuseppe Martinelli, nato a Lucca nel 1870, emigrò per il Brasile nel 1893 sbarcando a Santos per poi trasferirsi a San Paolo come commerciante di carne.
Durante la Prima Guerra Mondiale intravide la necessità del trasporto di prodotti agricoli tra il Brasile e l'Europa e per questo mise in piedi una società di navigazione, la Lloyde National, e nel 1922 la Società possedeva già 22 navi.
Investì anche nelle costruzioni civili e nel 1922 iniziò anche la costruzione del famoso Palazzo Martinelli, che con i suoi 30 piani è stato per molti anni il più alto palazzo dell'America Latina
Il primo, biglietto da visita per eccellenza della San Paulo in espansione e ancora oggi icona urbana significativa, è il palazzo Martinelli.
Costruito dal toscano Giuseppe Martinelli (Lucca, 1870 - Rio de Janeiro, 1946), fu il più alto edificio in cemento armato del mondo, in un'epoca nella quale questa tecnica di costruzione si stava ancora sviluppando, e prima che si trasformasse, a dir poco, il paesaggio architettonico paulistano.
Il suo ideatore abitava a Rio, ma nonostante ciò, per realizzare il suo sogno, vale a dire la costruzione di un grattacielo, scelse, evidentemente non a caso, San Paolo.
Se nella sua città natale, in Toscana, tra le famiglie più ricche esisteva la tradizione di erigere alte torri, simbolo di prestigio impresso nello spazio urbano, tale pratica sociale non fu trasferita immotivatamente nel suo paese di adozione.
Essa incontrò qui, in uno spostamento di significato, un favorevole terreno di espressione: il processo di urbanizzazione della città di San Paolo.
Così, attraverso la sua opera, l'immigrato Giuseppe Martinelli riuscì a trovare il punto d'incontro tra le sue radici e il suo sradicamento e riuscì ad esprimere un'identificazione più profonda con la società nella quale viveva, comprendendo la sensibilità collettiva del suo tempo e amalgamandosi con essa.
La costruzione fu iniziata nel 1924, su un progetto iniziale che prevedeva 14 o 18 piani.
A quell'epoca San Paolo possedeva ancora un aspetto architettonico globale prevalentemente basso, con case di un piano o di due, nonché alcuni palazzi di 5 o 6 piani che stavano cominciando a spuntare nelle aree centrali, fra i quali spiccava il "Sampaio Moreira", con i suoi 14 piani. Proprio quest'ultimo, tra l'altro, sarebbe stato il motivo principale delle prime modifiche apportate al progetto iniziale del Martinelli; progetto che per superare gli altri, finì con il subire successivi aumenti di altezza fino ad arrivare alla sua versione definitiva, di 30 piani, terminati nel 1929.
L'esempio è eloquente: la verticalità da sola era sufficiente ad esprimere un'immagine di metropoli visto che, riguardo allo stile, la torre rosa di Giuseppe Martinelli non intaccava i canoni dell'eclettismo in voga e nemmeno i principi fino ad allora imperanti per l'organizzazione interna degli spazi.

domenica 26 settembre 2010

Michele Martinelli – nato a Napoli il 19.02.1892 – morto il 07.04.1916









Allievo della Nunziatella - corso 1906-1911




Tratto da:

“Il Collegio Militare di Napoli – parte I° Storia”

Ufficiale di Artiglieria prima, prode Aviatore poscia, ebbe importanti e difficili incarichi fin dall’inizio della guerra, ai quali adempì, in ogni circostanza, con rara perizia e valore. Superati e vinti più volte, apparecchi nemici, in vari duelli aerei, periva in seguito ad un tragico accidente, nel cielo di Udine, il 7 di aprile 1916, dopo di avere abbattuto un Albatros Austriaco, durante una incursione sulla città. Decorato di due medaglie d’argento al valore militare.

Tratto da:

articolo di Roberto Gentilli sulle battaglie dell’eroe Francesco Baracca.

Relativamente all’abbattimento del primo aereo nemico, il giorno fatidico fu il 7 aprile 1916. Baracca decollò di primo mattino col Nieuport XI 1451, insieme a Tacchini con un Ni X. Baracca raggiunse il Brandenburg C.1 61.57 della Flik 19, lo attaccò, ferì l'equipaggio del sergente Adolf Ott e del tenente Franz Lenarcic (che morì per le ferite il 31 maggio) e lo costrinse all'atterraggio. Un altro incursore austriaco, il Brandenburg 61.59 della Flik 2, con l'equipaggio dei tenenti Bogut Burian e Johann Osterreicher, fu attaccato da Luigi Olivari, Bolognesi e Tacchini che lo abbatterono. I due austriaci furono presi prigionieri. Nella stessa azione però precipitò anche un Farman della 2ª Squadriglia, forse colpito dal fuoco del 61.59, con la morte del capitano Martinelli. Le vittorie del 7 aprile sono considerate le prime vittorie confermate dell'aviazione italiana.









venerdì 9 aprile 2010

Storia della Famiglia Martinelli dei Patrizi di Salerno

cliccando su "Storia della Famiglia" potete anche leggere una parte del libro che sto scrivendo