domenica 26 dicembre 2010

Il primo, biglietto da visita per eccellenza della San Paulo in espansione e ancora oggi icona urbana significativa, è il palazzo Martinelli.
Costruito dal toscano Giuseppe Martinelli (Lucca, 1870 - Rio de Janeiro, 1946), fu il più alto edificio in cemento armato del mondo, in un'epoca nella quale questa tecnica di costruzione si stava ancora sviluppando, e prima che si trasformasse, a dir poco, il paesaggio architettonico paulistano.
Il suo ideatore abitava a Rio, ma nonostante ciò, per realizzare il suo sogno, vale a dire la costruzione di un grattacielo, scelse, evidentemente non a caso, San Paolo.
Se nella sua città natale, in Toscana, tra le famiglie più ricche esisteva la tradizione di erigere alte torri, simbolo di prestigio impresso nello spazio urbano, tale pratica sociale non fu trasferita immotivatamente nel suo paese di adozione.
Essa incontrò qui, in uno spostamento di significato, un favorevole terreno di espressione: il processo di urbanizzazione della città di San Paolo.
Così, attraverso la sua opera, l'immigrato Giuseppe Martinelli riuscì a trovare il punto d'incontro tra le sue radici e il suo sradicamento e riuscì ad esprimere un'identificazione più profonda con la società nella quale viveva, comprendendo la sensibilità collettiva del suo tempo e amalgamandosi con essa.
La costruzione fu iniziata nel 1924, su un progetto iniziale che prevedeva 14 o 18 piani.
A quell'epoca San Paolo possedeva ancora un aspetto architettonico globale prevalentemente basso, con case di un piano o di due, nonché alcuni palazzi di 5 o 6 piani che stavano cominciando a spuntare nelle aree centrali, fra i quali spiccava il "Sampaio Moreira", con i suoi 14 piani. Proprio quest'ultimo, tra l'altro, sarebbe stato il motivo principale delle prime modifiche apportate al progetto iniziale del Martinelli; progetto che per superare gli altri, finì con il subire successivi aumenti di altezza fino ad arrivare alla sua versione definitiva, di 30 piani, terminati nel 1929.
L'esempio è eloquente: la verticalità da sola era sufficiente ad esprimere un'immagine di metropoli visto che, riguardo allo stile, la torre rosa di Giuseppe Martinelli non intaccava i canoni dell'eclettismo in voga e nemmeno i principi fino ad allora imperanti per l'organizzazione interna degli spazi.

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